Già a inizio 2014 i lavori di ampliamento avevano subito ritardi a causa del braccio di ferro fra l’Authority del canale e il consorzio GUPC (Consorzio Grupo Unidos por el Canal) - consorzio a cui partecipa l’italiana Salini Impregilo accanto alla spagnola Sacyr, a Jan de Nul e a Cusa , in merito a un aumento dei costi dell’opera pari a 1,6 miliardi di dollari in più rispetto ai 3.6 miliardi previsti dal bando di gara, a causa delle giornate di lavoro perso in seguito ai frequenti scioperi nel paese centroamericano, che reclamano condizioni di vita migliori per i lavoratori; successivamente però le imprese hanno trovato un accordo con l’amministrazione panamense e a Marzo anche Zurich, la compagnia che gestisce la copertura assicurativa dei lavori ha accettato di assicurare anche la quota oltre budget, in attesa che un arbitrato internazionale a Miami decidesse a chi spetti pagare effettivamente.
Ora, questo secondo blocco dei lavori a Panama (commessa terminata per l’86%) desta molte preoccupazioni nel mondo dello shipping poiché l’interruzione dei lavori influisce sulla realizzazione del progetto nei tempi previsti, con conseguente aumento dei costi, oltre a danneggiare direttamente la competitività del settore marittimo e l’immagine di Panama come piattaforma logistica.